Quando i giovani papà avevano ancora tempo di imbottigliare il vino per i figli era una festa, una sorta di rito di iniziazione all’età adulta. Credo oggi non accada più, almeno nelle grandi città.
Ma non era poi così tanto tempo fa quando ho imparato a imbottigliare il vino e, forse di conseguenza, ad amarlo…
Non ricordo il periodo esatto. Ricordo il produttore piemontese che ci lascia le tre damigiane di Nebbiolo in prossimità delle scale della cantina. Aspettiamo la luna piena, che è buona per imbottigliare tutto e siamo sicuri di non sbagliare… siamo di Milano, mica di Alba, dice mio padre.
Le bottiglie di vetro, lavate con sfere di metallo mesi prima e protette dalla polvere con un cappuccio di carta velina, attendono in fila come i vecchietti in posta. La damigiana sopraelevata, il travasatore innestato, tappi di sughero e tappatrice pronti.
Il gran momento è giunto: mio padre mi invita a succhiare il vino dalla cannuccia per innescare il flusso dalla damigiana. Un sorso di vino arriva inesorabilmente in bocca, non per caso, ma perché tu hai atteso abbastanza. È pessimo e non ti piace davvero ma ormai ci sei, sei grande, sei un uomo e stai facendo una cosa da uomo, con il tuo papà.
Papà di ieri, papà di oggi
I tempi in cui il mettere in bottiglia trasformava il vino nel “tuo” vino ai pranzi con amici o parenti sono svaniti. Le bottiglie si stagliavano sulla tavola ed un moto d’orgoglio recondito ti pervadeva al solo guardarle perché, se erano lì, era anche per merito tuo. Oggi avanziamo forse troppo poco tempo per questi riti.
Però di ottimo vino e di momenti per gustarne l’ebrezza ce ne sono anche più di prima. Quindi su col morale e domandiamoci quando e cosa bevono i nostri papà in modo da poter azzeccare il regalo giusto per loro.
Dimmi quando quando quando
Il Bere, non acqua, è inscindibilmente legato alla storia dell’umanità. Nell’antichità l’utilizzo di bevande alcoliche era appannaggio dei sacerdoti dell’epoca, utilizzato in cerimonie sacre per avvicinarsi alla divinità di ciascun popolo. Da qui in poi il bere vino in occasioni liete, compleanni, feste sacre e non è diventato parte del vivere quotidiano. Domandarsi oggi quanto il bere sia più destinato ad allontanarsi dal vivere terreno piuttosto che per avvicinarsi al divino è una domanda pleonastica.
Nel pensare cosa regalare al nostro genitore bevitore proviamo a partire da quando si concedono il piacere del bere qualcosa.

Il bevitore prandiale
Beve solo ai pasti. Beve vino quindi, è un moderato ed ama il degustare vino in abbinamento ai cibi. A fine pranzo si tiene mezzo bicchiere di Roero o di Prosecco da finire con calma prima del caffè. Non lo dice ma è la sua mini-carica di alcol per riprendere con sprint la seconda metà della giornata.
Il bevitore serale
La casistica si amplia. Può essere un clone notturno di bevitore prandiale con due obbligate varianti: il vino questa volta è un Barolo o un Nebbiolo e il calice di chiusura non è a metà. Oppure abbiamo un insospettabile amante degli spiriti che si accomiata lentamente dal giorno sorseggiando due dita di Whisky, tassativamente Single Malt.


Il bevitore a colori
Che sia un clubber anni ’80-’90 o un cinquantenne aficionado di Formentera, se ama i cocktails alcolici allora per voi, devoti figli e figlie in caccia di regali, la via è spianata.
Con l’eccezione del whisky, buono per 5 o 6 cocktails, vi resta da scegliere tra Vodka diamantina come acqua di iceberg, l’intramontabile Tequila o il meraviglioso e aromatico mondo del Gin, giungla fatta di vecchissime e nuovissime produzioni, molte italiane. A proposito lo sapevate che le bacche di ginepro dei migliori Gin provengono dalla Sardegna?
In ogni caso, oltre alla materia prima di buona qualità, in tema di regali per chi ama i cocktails si aggiunge anche la ampia gamma di accessori necessari alla preparazione oltre a un buon manuale con le ricette migliori.
Regalare il gusto di preparare per sé e per gli amici miscele paradisiache come su una spiaggia di Kokomo sarà un modo divertente per vedere il barman papà.
Il bevitore Light
In tema di alcolici c’è solo una regina, diffusa in tutto il mondo, prodotta quasi ovunque e, di norma, a basso tenore alcolico: la birra.
La storia dal paleolitico ad oggi della birra non ci interessa molto, la rete ne è anche fin troppo piena. Allora al babbo amante della birra con già tutti i suoi riferimenti e gusti consolidati cosa possiamo regalare per evitare la già provata bottiglia di Baladin?
Due cose così al volo: la libidinosa possibilità di farsi la birra in casa con un kit di birrificazione pronto all’uso, inclusi malti e luppoli e quant’altro serve. In caso di mancanza di spazio o mamme avverse alla fermentazione sotto il tetto coniugale uno spillatore di birra fresca lo farà felice conservando la pax familiare.

Il bevitore seriale
Questa categoria sarebbe la risultante della somma dei tre tipi di cui sopra, ma noi non la trattiamo.
Perché tutto ciò che contiene alcol può essere nocivo, anzi tossico, in dosi eccessive. L’unica soluzione è quella per cui, affinando i gusti e moderando le quantità a livello di degustazione, forse possiamo salvare capra e cavoli e gustarci un buon bicchiere senza rischiare la pelle.