Il rapporto tra culture e religioni è un argomento onnipresente tanto tra i teologi quanto tra gli antropologi e i sociologi. Negli ultimi anni con l’avvento nei mass media e nelle trasmissioni di cronaca sta emergendo un doppio fenomeno; a volte il religioso è talmente identificato con una cultura che, anche nel linguaggio semantico, non sappiamo più se parole come cristiano o musulmano, ad esempio, definiscano un credo religioso o un’identità culturale.
Il lavoro degli antropologi si occupa generalmente della religione come parte integrante della cultura a tutte le latitudini. Per lo meno, lo vedono come un sistema simbolico tra gli altri. Inoltre, appare chiaramente, in molti casi, che la religione sia stata e sia il nucleo creativo di questa o quella cultura.
E questo valore culturale insito nei Testi Sacri di ogni dottrina, è il fondamento su cui si dovrebbe basare l’eredità culturale di ogni individuo. Ed è per questo che durante la crescita, ma anche in età adulta, avvicinarsi alla lettura delle Sacre Scritture è uno dei modi più performanti per non temere l’incontro tra i diversi popoli, e fare di esso un vero e proprio caposaldo nella diffusione degli orizzonti culturali. A tal proposito la Bibbia Online può essere un regalo perfetto per questo Natale, come testimonianza interraziale dello sviluppo dei popoli e dell’origine dell’umanità stessa.
Il valore culturale della dottrina cattolica
È il caso del contributo cristiano quando viene percepito come la raccolta in una sintesi specifica della triplice eredità del giudaismo, del pensiero greco e della civiltà romana. Senza tener conto che, per le culture dell’Estremo Oriente, prevedere l’incontro tra culture senza considerare l’incontro delle religioni sarebbe un’impresa folle, come ci dicono i teologi asiatici: una “vivisezione”.
In particolare per quanto riguarda il cristianesimo, Giovanni Paolo II ha dichiarato all’UNESCO il 1 ° Giugno 1980: “la fede è la creatrice della cultura“. In questo discorso, essendo la definizione di cultura molto ampia, – e in definitiva quella mediante la quale l’uomo ha accesso all’umano -, il legame fondamentale del cristianesimo con la cultura sta nel fatto che la cosiddetta Rivelazione biblica comprende essenzialmente “l’affermazione dell’uomo per se stesso, e non per nessun altro motivo”. Durante una conferenza al Collège des Bernardins, a Parigi, nel settembre 2008, Benedetto XVI ha spiegato, in una lezione magistrale, come la fede in Cristo vissuta secondo la vocazione monastica, dall’ascolto della Parola di Dio, ha avuto ha dato vita a produzioni culturali nel registro della filosofia oltre a quelle della lingua e della letteratura, della musica e infine dell’arte di vivere.
Storicamente, il cristianesimo non ha mai voluto essere libero da qualsiasi radice culturale. A dire il vero, il cristianesimo non è mai esistito al di fuori di una cultura. Non sarebbe stato concepibile il contrario per una Rivelazione strettamente legata alla storia e culminata nel “Verbo fatto carne”.
La Bibbia come testimonianza dei Cristiani Culturali
Nato nell’ambito del giudaismo, il cristianesimo ha conosciuto sin dall’inizio, non solo attraverso la lingua ma anche attraverso un intero apparato concettuale, un ingresso nel mondo greco la cui impronta ha attraversato i secoli. Siamo qui di fronte a una conquista in cui la radice ebraica, l’impregnazione ellenica, le conseguenze dell’incontro dei barbari per cristianizzare hanno lasciato un segno definitivo.
Tutte queste tracce di luoghi e popoli sono segnate e ripercorribili all’interno delle Note di Scrutatio presenti nella versione contemporanea della Bibbia Online, veri e propri percorsi tematici all’interno dell’intera Scrittura su altrettanti temi biblici, facilmente seguibili grazie all’ausilio di tavole cronologiche e atlanti dei posti menzionati.
Quando oggi un buon numero di contemporanei, credenti o no personalmente, affermano di appartenere alla cultura cristiana, o più frequentemente alla tradizione giudaico-cristiana, non sorprende che dall’esterno siano tutti classificati come cristiani. Se non altro a causa di una situazione in cui non è più possibile dire come tale un personaggio de “L’idiota della famiglia” di Sartre: “Siamo tutti cristiani“. In un ambiente pluralista come quello attuale, difficilmente ci sarebbe bisogno di dichiararsi cristiani per quanto riguarda la cultura se la modernità dei popoli non avesse generato una società plurireligiosa e allo stesso tempo pluriculturale. E questo – si sa – è un valore aggiunto per tutti che è bene approfondire.